Unità Pastorale di Botticino

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La sua personalità

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 Quando don Tadini arriva a Botticino è nel pieno della sua maturità. Formatosi ad una scuola rigida ed intransigente è ora sacerdote religiosamente ortodosso, politicamente conservatore e antiliberale; progressista nel costume e nel campo sociale; riservato con tutti e nemico di nessuno; autoritario e uomo di grande consiglio che ispirava confidenza; non studioso, ma lettore attento, asceta e impigliato negli affari, aristocratico e familiare con gli umili; coi piccoli, sorridente; coi grandi, serio; nella giustizia, preciso. Dominava in sé antinomie adatte alla pastorale di un popolo chiamato da lui per crescere in dignità e socialità. Don Tadini non fu un integrista; accettò entusiasta la mentalità e l’orientamento di Leone XIII, tanto che divenne a Brescia, uno dei sacerdoti che sentirono la riforma sociale e per quella assunse sacrifici, lasciando un’Opera che sembra fondata oggi, tanto è la sua modernità nel campo sociale e del mondo del lavoro. 
La sua prima intuizione fu che la società deve essere organizzata in comunità e gruppi... In particolare don Tadini non volle che la ricerca del lavoro fosse lontana ed esigeva che al lavoro si desse una sua spiritualità. ... Per quanto gli fu possibile cercò di far sì che il lavoro venisse considerato come la “dignità della mercede”, togliendo ogni possibilità di sfruttamento e insegnando anche che i minimi di paga fossero calcolati secondo dignità e non secondo un puro parametro economico. Egli fece capire ai suoi parrocchiani che il lavoro, per chi ne era privo, era pena e fame...
Il suo carattere era in antitesi con l’ambiente in cui era venuto a trovarsi. La sua spiritualità limpida e vedeva chiaramente. Sacerdote dotato di notevole personalità e coraggio, di spirito di iniziativa, aperto alla carità, fiducioso nella provvidenza, predicatore rinomato, dotato di speciale attitudine oratoria capace di scuotere e di commuovere che l’ascoltava.

 Anche la sua figura esterna contribuiva ad infondere stima. 
Alto, di carnagione scura, distinto nei modi, impeccabile nella pulizia delle vesti, austero nella sua magrezza dovuta ad uno stato carente della sua salute, fedele alle norme di penitenza della Chiesa, piuttosto chiuso e silenzioso, parco nei gesti, con un volto raccolto e severo, la sua personalità sprigionava una dignità aristocratica che imponeva rispetto ed autorità.
Era claudicante. La gamba destra in seguito ad una malattia o ad una caduta si era irrigidita e gli dolorava continuamente. La salute malferma lo porterà a cercare un rimedio nella cura Kneipp e nel vegetarianismo.  

Iniziò il suo apostolato a Botticino con trepidazione e con alto senso di responsabilità e nel suo primo incontro manifestò i suoi sentimenti nella prima omelia di quella domenica:

“E’ vero, non è solo oggi che io sappia di aver qui a venire, ma adesso ne sento tutto il peso... un timore, un’angoscia terribile mi opprime; non perchè io mi trovi con voi, ché anzi sembrami già di essere in mezzo ad antichi amici, e all’aspetto dei vostri cari volti, mi sembra che l’affetto vinca il timore, di modo che dimentico quasi la mia pochezza; ma il pensiero della responsabilità d’innanzi a Dio mi prende e mi scuote....”  

Poi verrà il tempo delle diagnosi dei mali che affliggono la società ed in una visione pastorale e morale ne proporrà le soluzioni:

“... la va male ... I paesi in rivoluzione, le città scisse in partiti, fin dentro le stesse pareti il fratello odia il fratello... L’orizzonte politico è nero, ogni giorno nuove invenzioni d’armi micidiali che distruggerebbero in pochi giorni l’intera umanità. Le potenze terribilmente agguerrite stanno cupe, come quando si guatano in brama nell’istante di sbranarsi a vicenda...
La società come un gigante infermo che si arrovella per terra, nel furore del male dilania se stesso. Quei grandi uomini politici, che si danno aria di manipolare le nazioni nei loro congressi e là annunciano felicità ai popoli, li lusingano con mille promesse mai adempiute; succedono gli uni agli altri, sempre con illusioni di prosperità e di leghe commerciali tra paese, e invece si va sempre di male in peggio. Se avete un figlio, lo potreste vedere violento in una lite... ecco invece una madre che lascia crescere il figlio senza educazione e senza formazione, peggiore delle bestie.
I padroni difficilmente trovano i dipendenti ligi ai propri doveri, e i dipendenti, a grave pena, trovano principali caritatevoli, giusti, precisi.
Povera società umana; a quale miserabile stato sei ridotta. E non è opera di un giorno. Da tempo si lavora a questa corruzione....
...il libertino dice che la causa è l’influenza del prete... la persona colta dice che la causa è la poca istruzione e lo ripetono sempre per accusare la Chiesa di oscurantismo. La vera causa è il cuore guasto, corrotto...
La salvezza della società non si elabora con la chimica e nei gabinetti della scienza; non vale la potenza, non valgono i partiti nè il progresso... Eppure questo è il secolo del progresso, della scienza e l’uomo ha tanti mezzi per essere illuminato. Eppure si vede il bene e si segue il male. Perchè? Perchè il cuore è guasto.
Io son convinto che il più gran bene al mondo fu fatto dalla pietà e che la devozione opera tanti prodigi a vantaggio dell’umanità. Non vi è che Dio che salva la società. Desideriamo la salvezza della società: dedichiamo prima il nostro cuore a Gesù e vediamo di uniformarlo al suo.”  
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