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Unità Pastorale di Botticino

Il Dono dell'UNITA’ PASTORALE Stampa E-mail
Scritto da Don Raffaele   

L’Unità Pastorale delle parrocchie di Botticino è ormai un dato di fatto indiscutibile. Al di là delle emergenze e degli oggettivi ostacoli e difficoltà, l’obiettivo che ci si prefigge, tuttavia, non è puramente strategico, funzionale, organìzzativo. L’intento è più profondo: è il voler accompagnare e far maturare una svolta pastorale significativa nalla direzione della condivisione, della complementarità e della integratìone. 
Lo spirito che anima le Unità Pastorali esige che siano rispettate alcune priorità: 
1) l’unità si fa innanzitutto tra le comunità, che devono divenire dunque i soggetti del processo di integrazione da promuovere; 
2) l’obiettivo è la crescita delle comunità - attraverso la promozione della ministerialità, l’abilitazione del laicato al servizio, la messa in comune delle risorse e dei carismi - e non il loro isterilirsi nella povertà dei loro mezzi, perchè dall’aiuto reciproco possa scaturire la dìlatazione della loro presenza nel territorio, il contagio della loro testimonianza, la lievitazione evangelica della realtà umana, culturale e sociale alla quale sono inviate; 
3) i sacerdoti per primi sono investiti della responsabilità di testimoniare l’unità e la comunione di vita, che non sia semplice convivenza sotto lo stesso tetto, ma comunione nella preghiera, nella condìvisione di intenti e nella cooperazione pastorale, unitamente al valore dell’amicizia vicendevole.In questo cammino di collaborazione e corresponsabilità, la comunione tra sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, e la loro disponibilità a lavorare insieme costituicono la premessa necessaria di un modo di fare pastorale.
4) ma soprattutto la difficoltà ad impostare una pastorale unitaria che si apra al territorio e che superi l’emergenza e la mera sacramentalizzazione: con le unità pastorali si vuole non solo rispondere al problema della sempre più evidente diminuzione del clero, lasciando al sacerdote il compito di guida delle comunità cristiane locali, ma soprattutto superare l’incapacità di tante parrocchie ad attuare da sole la loro proposta pastorale.
Una costante nell’approoçio all’argomento può essere individuata nell’attenzione unanime a scongiurare il pericolo di considerare le Unita Pastorali solo un rimedio alla riduzione numerica del clero. E’ innegabile che stia producendo i suoi frutti l’insistenza sulla necessità di puntare su una ecclesiologia conciliare, su una pastorale d’insieme, su una spiritualità di comunione, sull’allenamento a pensare e a lavorare in équìpe. 
Allora è doveroso chiederci, preti e laici se stà davvero maturando la comapevolezza della necessità di acquisire uno stile comunitario nel lavoro pastorale o se non si cerchi piuttosto a volte di colmare dei vuoti stando bene attenti a non invadere troppo il proprio orticello che ciascuno è abituato a coltivare privatamente. 
Ma chiederci anche se soluzioni di questo tipo sono colte come sforzo di rispondere al bisogno di servire meglio il popolo di Dio e quindi di potenziare, mettendole insieme, le risorse, e non pìuttosto dalla passività, dalla rassegnazione, dalla delega delle proprie responsabilità pastorali ad altri.
Bisogna, comunque. riconoscere la preziosità degli sforzi che si sono compiuti finora e che stanno lentamente modificando le mentalità. specie dì tanti presbiteri abituati spesso a lavorare individualisticamente e a condividere ben poco della loro vita spirituale e pastorale con il loro presbiterio. 

 

 

 

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